In vino veritas?



Mercoledì 28 e giovedì 29 novembre prossimo, si terranno presso il cineteatro della nostra cittadina (near kiosko, per intenderci) due giornate di dibattito sui problemi connessi all'alcolismo.
Tale evento, organizzato congiuntamente dagli assessorati ai servizi sociali e alla cultura, sembra nella sua impostazione degno di nota e pertanto merita di essere preso come punto di partenza di una serie di riflessioni.
Nel far ciò eviterò di affrontare direttamente e diffusamente questa problematica, non ne sono capace e risulterei puerilmente retorico riportando pedissequamente analisi che addetti ai lavori hanno sviluppato in anni di studi, (anzi a tal proposito vi rimando ai risultati di un'inchiesta commissionata dalla comunità europea ai seguenti indirizzi: http://www.epicentro.iss.it/temi/alcol/pdf/Apd07-alcol_giovani.pdf, http://www.epicentro.iss.it/temi/alcol/Report_Alcol_Ue_2006_it.pdf) ma soffermerò la mia attenzione nella descrizione di come sia cambiato il ruolo giocato nella nostra comunità con il passar del tempo dai bar.
È la prima volta da molto tempo a questa parte, se la mia memoria non fa cilecca, che si affronta questa spinosa piaga sociale, ma anche nei precedenti casi in cui ciò è stato fatto non si è mai riuscito ad andare oltre un debole cicaleccio che non apportava nulla di utile e di nuovo alla discussione.
Parte della colpa dell'insuccesso di tali iniziative credo sia da collegare direttamente al nostro background (giuro che non userò mai più quest'odioso termine) culturale, al nostro tipico e particolare modo di intendere la vita: già perchè, a quanto pare, per gli ungirniotti indigeni l'alcolismo non rappresenta un problema con cui quotidianamente confrontarsi!!
Il forte consumo di alcolici fa parte (ahimè) di quel modus vivendi alla quale molti lungresi, in diversa misura, sono avviati fin dalla loro più tenera età da genitori apprensivi, genitori che a loro volta avevano preso a prestito questa tradizione dai loro avi; si trattava, e si tratta, di una sorta di testamento non scritto, di un patto ancestrale tra generazioni, a cui si rifà, senza crearsi scrupoli di coscienza, la maggioranza.
In effetti il principale settore di investimento che produce utili nella nostra cittadina è rappresentato,
oltre che alle immancabili ditte di pompe funebri (loro si che non risentono della congiuntura economica internazionale), dal servizio collegato allo smercio di alcolici, cioè, più brutalmente, dai vari bar e dalle varie osterie disseminate quasi tutte all'interno del nostro centro storico, così da superare le 15 unità a fronte di una popolazione inferiore alle 3000 anime.
Certo si è lontani dalle favolose cifre degli anni '50: alla belle epoque la nostra comunità vantava quasi 40 osterie in attività!!
L'opinione publica diffusa tra i non frequentatori di questi locali è quella di considerarli luoghi di perdizione, fequentati da nullafacenti perdigiorno o ubriaconi impenitenti.
Non condivido questa idea, ma anzi credo che, con tutte le loro contraddizioni, essi rappresentino oggi l'unico luogo dove i cittadini della nostra comunità, ma qui il mio ragionamento sarebbe da estendere a tutte le piccole comunità lontane dai grossi agglomerati urbani, hanno la possibilità di socializzare.
Il bar ha fatto suoi, con il passar del tempo, dei ruoli che non gli appartenevano, ruoli che erano propri di altre istituzioni, come le sezioni di partito, la scuola, gli oratori, istitituzioni che contribuivano a costruire quella gamma di valori, quel senso di appartenenza, che facevano parte della coscienza dell'essere cittadino.
Purtroppo per noi questi organismi non possono essere sostituiti dai bar.
Se il numero di bettole, non se ne offendano gli esercenti, è ancora rilevante come retaggio di una Lungro che fu, colpisce vistosamente la maniera in cui le istituzioni locali abbiano ammainato bandiera bianca.
Le varie sezioni di partito, o i vari circoli come si autodefiniscono ora, in cui le uniche discussioni sono quelle che obbediscono a una logica di spartizione del potere, le innumerevoli associazione culturali messe in piedi raffazzonatamente per poter gestire i vari fondi che sono messi a disposizione dai numerosi enti pubblici , i sedicenti cattolici, per il momento privi di guida, dal chiacchiericcio vuoto, urlato e facile, non hanno fatto altro che aumentare quella confusione deviante che è alla base, oltre al forte senso di smarrimento tipico della nostra generazione dal futuro sempre più incerto, di tutti quei sentimenti di disagio di cui l'alcolismo ne è espressione.
I risultati di questa deriva sono sotto gli occhi di tutti, basta riandare all'ultima campagna elettorale: lo spettacolo che noi giovani, da tempo disabituati a confrontarci serenamente e democraticamente sul futuro che vogliamo costruire, è stato degno di una comunità di recupero!!!!
Ma si molto meglio il bar, in quel posto perfetto tutti siamo dei grandi statisti e sappiamo bene come aggredire e superare tutte le difficoltà che di volta in volta troviamo sul nostro passo, ma quando ci ritroviamo nelle istituzioni a tutelare gli interessi della collettività diventiamo per nostra disgrazia statisti da bar!
Marcovaldo