La violenza sulle donne è una questione maschile

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In questa TED Lesson (che ho incorporato con i sottotitoli italiani e ho scovato grazie a un post sul vegetarianesimo di Andrea Zanni), Jackson Katz spiega perché la violenza sulle donne e più in generale sugli altri sia una questione maschile e in ultima analisi un problema di mancanza di leadership. Per chi volesse, c'è comunque la trascrizione in italiano del discorso di Katz.

Voglio condividere con voi un punto di vista che cambi il paradigma riguardante la violenza di genere-- abusi sessuali, violenza domestica, maltrattamenti affettivi, molestie sessuali e abusi sui minori. Questo intero gruppo di problematiche a cui mi riferirò in breve come "questioni di violenza di genere" è considerato una questione femminile che qualche brav'uomo può risolvere, ma io ho un problema con questa definizione e non la accetto. Non li vedo come problemi delle donne risolvibili dagli uomini. Infatti, dimostrerò che questi sono, innanzitutto e soprattutto, problemi degli uomini.
(Applausi)
Ora, ovviamente è anche una questione femminile e lo ammetto, ma chiamare "violenza di genere" una questione femminile è parte del problema per una serie di motivi.
Il primo è che dà agli uomini una scusa per non prestare attenzione. Giusto? Molti uomini sentono "questione femminile" e non ascoltano, pensando: "Hey, sono un uomo. Quello è per le ragazze", o "Roba da donne". Molti uomini non vanno letteralmente oltre la prima frase come risultato. Quasi come se si attivasse un chip nel nostro cervello, e i neuroni spostassero la nostra attenzione altrove quando sentiamo il termine "questioni femminili". A proposito, questo vale anche per la parola "genere", perché molte persone sentono la parola "genere" e pensano che equivalga a "donne". Perciò pensano che "questioni di genere" sia sinonimo di "questioni femminili". C'è una certa confusione sul termine genere.
A dire il vero, fatemi spiegare questa confusione con un'analogia. Parliamo un attimo di razza. Negli Stati Uniti, quando sentiamo la parola "razza", molti pensano che significhi afroamericano, sudamericano, asioamericano, nativo americano, sud-asiatico, natitivo del Pacifico e così via. Molti, quando sentono il termine "orientamento sessuale" pensano che significhi gay, lesbica, bisessuale. E molti, quando sentono la parola "genere", pensano che significhi donne. In ogni caso, non si presta attenzione alla maggioranza. Giusto? Come se i bianchi non avessero una qualche identità razziale o appartenessero a una categoria o idea di razza, come se gli eterosessuali non avessero un orientamento sessuale, come se gli uomini non avessero un genere. Questo è uno dei modi in cui i sistemi dominanti si mantengono e si riproducono, nel senso che il gruppo dominante raramente si trova persino a mettere in discussione la sua supremazia, perché è una delle caratteristiche chiave del potere e dei privilegi, non essere messi sotto esame, mancare di introspezione, perciò rendersi invisibili in larga parte nella discussione di problematiche che riguardano principalmente noi. Ed è incredibile come questo funzioni nell'ambito della violenza domestica e sessuale, come gli uomini siano stati largamente eliminati da tante discussioni su un argomento che riguarda principalmente gli uomini stessi.
Vi mostrerò di cosa sto parlando usando della tecnologia obsoleta. Sono di vecchia scuola per alcuni aspetti base. Lavoro -- faccio film -- uso tecnologia avanzata, ma come insegnante sono ancora vecchia scuola, e voglio condividere con voi questo esercizio che dimostra a livello di struttura della frase come il modo in cui pensiamo, letteralmente il modo in cui usiamo il linguaggio, cospiri a non farci prestare attenzione agli uomini. Questo parla in particolare di violenza domestica, ma potete inserire altri esempi. Questo proviene dal lavoro della linguista femminista Julia Penelope.
Inizia con una frase molto semplice: "John picchia Mary." Questa è una frase corretta. John è il soggetto. Picchia è il verbo. Mary è l'oggetto. Frase corretta. Ora ci spostiamo ad una seconda frase, che dice la stessa cosa ma al passivo. "Mary è stata picchiata da John." In una sola frase è successo molto. Siamo passati da "John picchia Mary" a "Mary è stata picchiata da John." In una frase abbiamo spostato l'attenzione da John a Mary. e potete vedere che John è alla fine della frase, beh, molto vicino ad uscire dalla nostra mappa mentale. Nella terza frase, si elimina John, e abbiamo, "Mary è stata picchiata", ora tutto riguarda Mary. Non pensiamo nemmeno più a John, l'attenzione è tutta su Mary. Nella scorsa generazione, il termine che abbiamo usato come sinonimo di "picchiata" è stato "pestata," così abbiamo "Mary è stata pestata." Nella frase finale di questa sequenza, scorrendo a partire dalle altre, c'è "Mary è una donna maltrattata." Adesso l'identità stessa di Mary -- Mary è una donna maltrattata -- è ciò che le è stato fatto da John all'inizio. Ma abbiamo dimostrato che John ha lasciato da tempo la conversazione.
Quelli di noi che lavorano a contatto con le violenze domestiche e sessuali sanno che in questo campo accusare la vittima è diffuso che è come dire, accusare chi ha subito qualcosa piuttosto che la persona che ha commesso quel qualcosa. Perciò diciamo cose tipo, perché queste donne escono con questi uomini? Perché sono attratte da loro? Perché tornano da loro? Che cosa indossava lei a quella festa? Che cosa stupida. Perché stava bevendo con quegli uomini in quella stanza d'hotel? Questo è accusare la vittima e ci sono varie spiegazioni per questo, e una di queste è che il nostro intero sistema cognitivo è creato per accusare le vittime. È tutto inconscio. Il nostro sistema cognitivo è creato per fare domande sulle donne e sulle loro scelte e su cosa fanno, cosa pensano e cosa indossano. Non voglio zittire chi fa domande sulle donne, ok? È legittimo chiedere. Ma siamo chiari: fare domande su Mary non ci porterà da nessuna parte in termini di prevenzione della violenza.
Dobbiamo porci un diverso tipo di domande. Capite dove voglio arrivare con questo no? Le domande non sono su Mary. Sono su John. Domande tipo, perché John picchia Mary? Perché la violenza domestica è ancora un grande problema negli Stati Uniti e in tutto il mondo? Che sta succedendo? Perché così tanti uomini violentano fisicamente, emotivamente, verbalmente, e in altri modi donne, ragazze, uomini e ragazzi, che dicono di amare? Che sta succedendo agli uomini? Perché così tanti adulti abusano sessualmente di bambine e bambini? Perché questo è un problema comune nella nostra società e in tutto il mondo oggi? Perché continuiamo a sentire di nuovi scandali che emergono in grandi istituzioni come la Chiesa Cattolica, o la squadra di football della Penn State o i Boy Scout americani, e così via? E in comunità locali nell'intero paese e in tutto il mondo, giusto? Lo sentiamo sempre. Abusi sessuali sui minori. Che succede agli uomini? Perché così tanti uomini violentano donne nella nostra società e nel mondo? Perché così tanti uomini violentano altri uomini? Che succede agli uomini? Qual è il ruolo delle varie istituzioni nella nostra società che aiutano a creare uomini che abusano a un ritmo esponenziale?
Perché non si tratta di singoli perpetratori. Quello è un modo ingenuo per capire quello che è un problema sociale molto più profondo e sistematico. Chi commette questi atti non sono mostri che strisciano fuori dalle paludi e arrivano in città e fanno le loro cose cattive e poi si ritirano nell'oscurità. È un'idea molto ingenua, vero? Chi abusa è molto più normale di così, più quotidiano di così. Allora la domanda è, cosa stiamo facendo qui nella nostra società e nel mondo? Quali sono i ruoli delle varie istituzioni che aiutano a creare uomini che abusano? Qual è il ruolo dei sistemi di credo religiosi, della cultura dello sport, della cultura della pornografia, della struttura della famiglia, dell'economia e come si collegano, e della razza e delle etnie e come si collegano tra loro? Come funziona tutto questo?
Una volta che iniziamo a fare questo tipo di connessioni e a fare queste domande grandi, importanti, allora possiamo parlare di come si possono cambiare le cose cioè come possiamo fare la differenza? Come possiamo cambiare le consuetudini? Come possiamo cambiare la socializzazione dei ragazzi e la definizione di virilità che porta a questi risultati? Questi sono i tipi di domande che abbiamo bisogno di fare e il tipo di lavoro che dobbiamo fare, ma se siamo sempre concentrati su cosa fanno le donne e cosa pensano all'interno delle relazioni o altrove, non arriveremo mai a quel punto.
Capisco che molte donne che hanno provato a parlare di queste questioni, oggi e ieri e per anni e anni, spesso vengono zittite per il loro sforzo. Vengono chiamate con nomi crudeli come "scaccia-uomini" o "anti-uomini", o con il disgustoso e offensivo "nazifemministe". Vero? Sapete di cosa si tratta? Si chiama "uccidere l'ambasciatore". Perché le donne che si fanno avanti e che si fanno sentire per sé e per altre donne come per gli uomini e i ragazzi, è una dichiarazione che loro devono sedersi, stare in silenzio e lasciare il sistema come è perché non ci piace quando qualcuno prova a rovesciare la barca. Non ci piace quando le persone sfidano il nostro potere. Sostanzialmente, faresti meglio a sederti e stare zitto. Grazie al cielo le donne non l'hanno fatto. Grazie al cielo viviamo in un mondo dove ci sono così tante donne leader a contrastare tutto ciò.
Un ruolo importante che gli uomini possono assumere in questo è che possono dire delle cose che a volte le donne non possono dire, o, meglio ancora, possono essere sentiti dire delle cose che spesso le donne non possono essere sentite dire. Ammetto che questo è un problema. Si chiama sessismo. Ma è la verità. Perciò una delle cose che dico agli uomini, e io e i miei colleghi lo diciamo sempre, è che abbiamo bisogno di più uomini con la forza e il coraggio di farsi avanti e dire queste cose, e stare dalla parte delle donne e non contro di loro fingendo che si tratti di una qualche battaglia tra sessi e altre sciocchezze simili. Viviamo insieme, nel mondo.
A proposito, una delle cose che mi dà più fastidio riguardo la retorica contro le femministe e altri che hanno dato vita ai movimenti delle donne maltrattate e delle vittime di stupro in tutto il mondo è che in qualche modo, come ho detto, sono anti-uomo. Cosa dire dei ragazzi che sono segnati profondamente in negativo da quello che un uomo adulto fa alla loro madre, a loro, alle loro sorelle? Cosa dire di quei ragazzi? Che dire di quegli uomini e ragazzi che sono stati traumatizzati dalla violenza degli adulti? Lo sapete? Lo stesso sistema che crea uomini che abusano delle donne crea uomini che abusano di altri uomini. Se vogliamo proprio parlare di vittime maschili, parliamo di vittime maschili. La maggioranza degli uomini vittima di violenza, lo sono della violenza di altri uomini. È qualcosa che uomini e donne hanno in comune. Sono entrambi vittime della violenza degli uomini. Perciò è nel nostro stesso interesse, per non menzionare il fatto che la maggior parte degli uomini che conosco hanno donne e ragazze a cui vogliono davvero bene, nelle nostre famiglie, nelle cerchie di amici e in ogni altro caso. Perciò esistono tante ragioni per cui gli uomini devono farsi sentire. Sembra ovvio una volta detto, no? Il tipo di lavoro che io e i miei colleghi facciamo nello sport, nell'esercito americano, nelle scuole, noi supportiamo la cosiddetta strategia dell'astante nella prevenzione della violenza di genere.
Vi voglio dare solo i punti chiave di questa strategia poiché è una deviazione dal tema principale e anche se ci sono molti dettagli il succo è che invece di vedere gli uomini come perpetratori e le donne come vittime o le donne come perpetratori e gli uomini vittime o qualsiasi combinazione delle due cose... Uso la dualità di genere, lo so che c'è di più che uomo e donna, c'è più di maschio e femmina. Ci sono donne che sono perpetratori e certamente ci sono uomini che sono vittime. C'è un intero spettro di possibilità. Ma invece di vederla in maniera duale, ci concentriamo su tutti noi in quanto astanti, e con astanti intendiamo chiunque non sia un perpetratore o una vittima in qualsiasi situazione in altre parole gli amici, i compagni di squadra, i colleghi i collaboratori, i parenti e tutti noi che non siamo direttamente coinvolti in un abuso di coppia, ma siamo inseriti nella società, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola. e in altre relazioni sociali tra pari con altre persone che potrebbero essere in quella situazione. Cosa facciamo? Come farci sentire? Come sfidare i nostri amici? Come aiutare i nostri amici? Come non rimanere in silenzio davanti all'abuso?
Quando si parla di uomini e di cultura maschile, l'obiettivo è convincere gli uomini che non abusano a sfidare gli uomini che invece abusano. Dicendo che abusano, non intendo dire solo che sono uomini che picchiano le donne. Non intendiamo solo che un uomo il cui amico abusi della fidanzata debba fermare il ragazzo nel momento in cui attacca. Questo è un modo ingenuo di dare vita ad un cambiamento sociale. È su un continuum, cerchiamo di convincere gli uomini a fermarsi a vicenda. Per esempio, se sei un ragazzo e sei in un gruppo di ragazzi che sta giocando a poker, parlando o andando in giro, senza donne presenti e un altro ragazzo dice qualcosa di sessista o degradante o molesto riguardo le donne, invece di ridere come tutti o fingere di non aver sentito, bisogna che dica, "Ehi, questo non fa ridere. Sai, potresti parlare di mia sorella, potresti scherzare su qualcos'altro? Puoi parlare di qualcos'altro? Non mi piace quello che dici." Come nel caso tu sia un bianco e un altro bianco faccia un commento razzista, tu conteresti, almeno spero, che i bianchi fermino quel commento razzista fatto da un bianco come loro. Come con l'eterosessualità, se sei eterosessuale e tu stesso non sei molesto o non abusi di persone con diversi orientamenti sessuali, se non dici qualcosa agli eterosessuali che invece lo fanno, allora, in un certo senso, il tuo silenzio non è forse assenso e complicità?
Insomma, la strategia dell'astante vuole dare alle persone gli strumenti per fermare quel processo e farsi avanti e creare un clima di coscienza comune dove i comportamenti di abuso sono visiti come inaccettabili non solo perché illegali, ma perché sbagliati e inaccettabili in tale cultura. Se riusciamo ad ottenere che gli uomini che agiscono in modo sessista perdano il loro status, giovani uomini e ragazzi che si comportano in modo sessista e molesto verso donne e ragazze come verso altri uomini e ragazzi, perderanno come risultato il loro status, e indovinate? Assisteremo ad una radicale diminuzione degli abusi. Perché il tipico perpetratore non è malato e deviato. È un tipo normale in ogni altra cosa, no?
Tra le tante grandi cose che Martin Luther King disse nella sua breve vita, c'era, "Alla fine, ciò che ferisce di più non sono le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici." Alla fine quello che ferisce di più non sono le parole dei nostri nemici ma il silenzio dei nostri amici. C'è stato un silenzio tremendo nella cultura maschile su questa continua tragedia della violenza perpetrata dagli uomini contro le donne e i bambini, giusto? Un silenzio tremendo. Dico soltanto che bisogna rompere quel silenzio, e abbiamo bisogno di più uomini per questo.
Più facile a dirsi che a farsi, perché lo dico ora, ma vi dico che non sarà facile nella cultura maschile che i ragazzi si sfidino tra loro, un motivo per cui parte del cambiamento di paradigma che deve accadere non è accettare questi problemi come questioni maschili ma anche come questione di leadership per gli uomini. Alla fine la responsabilità per farsi avanti in queste questioni non deve cadere sulle spalle di bambini o ragazzini nelle scuole o ragazzi all'università. Deve essere sulle spalle di adulti con potere. Gli uomini di potere sono quelli che devono essere i leader su queste questioni, poiché quando qualcuno si fa sentire in una cultura di pari e lancia sfide e ferma gli altri, lui o lei si sta comportando da leader, sul serio, o no? Su grande scala, abbiamo bisogno di più uomini adulti con potere che diano priorità a questi temi. e non l'abbiamo ancora visto, vero?
Ero ad una cena alcuni anni fa e io lavoro molto con l'esercito americano, in tutti i servizi. Ero a questa cena e una donna mi disse -- penso si ritenesse parecchio intelligente -- lei disse, "Allora, da quanto stai facendo questo allenamento alla sensibilità con i Marines?"
Io risposi, "Con tutto il rispetto, non faccio allenamento alla sensibilità con i Marines. Mi occupo di un programma di leadership nei Marines."
So che la mia risposta suona un po' presuntuosa, ma è una differenza importante, perché non credo che ci sia bisogno di allenamento alla sensibilità. Abbiamo bisogno di allenamento alla leadership, perché, per esempio quando un allenatore professionista o un manager di una squadra di baseball o di football -- e io lavoro molto anche in quei settori-- fa un commento sessista, un commento omofobo, un commento razzista, ci saranno discussioni sui blog sportivi e nei programmi sportivi in radio. Alcuni diranno, "Beh, dovrebbe essere più cauto". Altri diranno, "Lasciate stare. È una reazione inconsulta al 'politically correct', e ha detto una frase stupida. Passiamo oltre." Il mio punto è che non ha bisogno di allenarsi alla sensibilità Ha bisogno di un allenamento alla leadership, perché è un pessimo leader, perché in una società con le differenze di genere e le differenze sessuali
(Applausi)
e le differenze razziali ed etniche, se fate quel tipo di commenti, fallite come leader. Se facciamo capire questo che sto dicendo agli uomini e alle donne potenti della nostra società a tutti i livelli delle autorità e del potere istituzionale, ci sarà un cambiamento, cambierà il paradigma con cui le persone pensano.
Per esempio, lavoro spesso nei programmi sportivi delle università del Nord America. Sappiamo così tante cose su come prevenire la violenza domestica e sessuale, vero? Le università non hanno scuse per non avere un programma di prevenzione della violenza domestica e sessuale obbligatorio per tutti gli studenti atleti, allenatori o responsabili come parte della loro formazione accademica. Ne sappiamo così tanto che sarebbe facile realizzarlo. Ma sapete cosa manca? La leadership. Ma non si tratta della leadership tra gli studenti atleti. Si tratta della leadership del direttore dei programmi sportivi, del rettore dell'università, delle persone al comando che decidono delle risorse e che decidono quali sono le priorità delle istituzioni. Nella maggioranza dei casi, è un fallimento della leadership maschile.
Guardate alla Penn State. La Penn State è l'esempio di tutto quello che si insegna nella strategia dell'astante. Ci sono stati così tanti momenti in quel caso in cui gli uomini con in mano il potere hanno fallito nel proteggere i bambini, in questo caso, i ragazzi. È difficile da credere, davvero. Ma quando si inizia a capire vi accorgerete che ci sono pressioni sugli uomini. Ci sono dei limiti nelle culture tra pari degli uomini, ed è per questo che dobbiamo fare coraggio agli uomini perché si liberino da queste pressioni.
Uno dei modi per ottenerlo è ammettere che ci sono tantissimi uomini che hanno a cuore questi temi. Io lo so. Lavoro con gli uomini, e ho lavorato con decine di migliaia di loro, centinaia di migliaia di uomini per tantissimi anni ormai. Fa paura pensare, quando ci si pensa, a quanti anni. Ci sono tanti uomini che hanno a cuore questo tema ma averlo a cuore non basta. Abbiamo bisogno di uomini che hanno fegato, con il coraggio, la forza, l'integrità morale sufficienti per rompere il nostro silenzio complice e sfidarsi l'un l'altro schierandosi con le donne e non contro di loro.
E comunque siamo in debito con le donne. Nessun dubbio su questo. Siamo in debito anche con i nostri figli. Siamo in debito anche con i giovani uomini che stanno crescendo in tutto il mondo in condizioni dove non hanno scelto di essere uomini in una cultura che dice loro che la virilità deve essere in questo modo. Non l'hanno scelto loro. Noi che abbiamo una scelta, abbiamo un'opportunità e insieme una responsabilità verso di loro.
Spero che, andando avanti, uomini e donne, lavorando insieme, possano iniziare il cambiamento e il cambiamento avverrà così che le generazioni future non avranno quelle tragedie con cui noi conviviamo ogni giorno.
So che possiamo farcela. Possiamo fare meglio di così.
Grazie a tutti.
(Applausi)