Ritratti: Gianni De Luca

da #Catanzaro al #NapoliComicon2014 cc @lospaziobianco
In questo periodo dell'anno a Napoli c'è il ComiCon, la principale mostra mercato di fumetto del Sud Italia. Tra le mostre presenti a Napoli una è dedicata a Gianni De Luca, pittore, illustratore e fumettista che è in un certo senso un simbolo del Meridione e della Calabria. De Luca, infatti, nasce a Gagliano, in provincia di Catanzaro, e nonostante non sia questo il giorno del suo compleanno (è nato, infatti, il 27 gennaio del 1927), proprio l'occasione della mostra del ComiCon di Napoli mi è sembrata una buona occasione per raccontare un po' questo grande artista.
La sua famiglia si trasferisce a Roma, probabilmente nel 1933(1), quando Gianni ha 6 anni. Qui frequenta il Liceao Artistico di via Repetto e la Facoltà di Architettura(2). Tra le influenze artistiche e fumettistiche si contano Renato Guttuso, probabilmente con le Got mit uns del 1944(3), Alex Raymond, il creatore di Flash Gordon e X9, che sembra sia stato importante, insieme con Corrado Cesar, nella realizzazione del suo primo fumetto di carattere bellico(3), realizzato nel 1943, che però non è il primo ad essere stato pubblicato. L'onore dell'esordio (mentre l'esordio artistico di De Luca è come illustratore di romanzi(3)) spetta, infatti, a Il guercio sconfitto, sulle pagine di Tam Tam #2 del 1946, cui seguono Anac il distruttore per il primo numero degli Albi Roma e La meravigliosa invenzione sul numero 3. Nel 1947, invece, esordisce su Il Vittorioso con Il fiore della morte(4), cui segue Il Mago Da Vinci(5), storia ovviamente dedicata a uno dei suoi riferimenti artistici:
Forse Leonardo, guarda, aveva trovato l'esatta soluzione del problema... Il pittore dovrebbe lasciare allo spettatore qualcosa da indovinare... e se i contorni vengono lasciati un po' vaghi, come se la forma svanisse nell'ombra, ogni rigidità scompare... è l'invenzione dello sfumato... ma te lo immagini, oggi un discorso del genere? Oppure bisognerebbe, come Rembrandt, rivendicare all'artista il diritto di dichiarare quando un quadro è finito, quando ha veramente "raggiunto lo scopo". Nel senso che solo l'artista potrebbe stabilire questo momento magico, essenziale, sacro.(6)
Nel 1960, poi, esordisce su Il Giornalino, ed è qui che lo incontro per la prima volta. La prima storia disegnata da De Luca che ho il piacere di leggere è Paulus (ristampato in volume nel 2008), che con uno spunto iniziale fantascientifico traccia l'agiografia fumettistica di San Paolo, l'ideatore del cristianesimo. Il punto forte della storia, però, sono le illustrazioni di Gianni De Luca: i personaggi sono nobili, leggeri, longilinei, ma anche nervosi, mentre il cattivo, il Supremo Autocrate Tempo Spazio, il dittatore del mondo del futuro che commissiona la storia di Saul, è terribile. De Luca, poi, gioca abilmente con le ombre e la luce, seguendo quindi l'insegnamento di Da Vinci(11), in modo da sottolineare i momenti drammatici: un piccolo capolavoro che mi ha fatto appassionare a un grande disegnatore. Tra l'altro senza Gianni De Luca difficilmente avrei mai acquistato Arkham Asylum: il tratto di Dave McKean(10), infatti, mi ha ricordato proprio lo stile di De Luca.
La vera lezione grafica di De Luca, però, è nella costruzione della tavola. Come scrive molto bene Alberto Casiraghi, ecco arrivare a un:
progressivo smaterializzarsi della classica vignetta all'interno della pagina, sostituita in un primo momento con elementi scenografici, fino a immaginare l'intera tavola, e spesso due assieme, come un enorme palcoscenico su cui la stessa figura veniva raffigurata più volte, in un artificio grafico e linguistico inedito e rivoluzionario.(7)
L'idea è quella di rappresentare lo scorrere del tempo e il movimento in una maniera più palpabile rispetto alla scansione classica con le vignette: più che una diretta conseguenza della lezione artistica di Nicolas Poussin, sembra una variazione sull'idea della rappresentazione del tempo tipica del cubismo. Questo genere artistico nacque agli inizi del XX secolo sull'onda della discussione filosofica intorno alla relatività di Einstein. Probabilmente colui che introdusse la geometria relativistica al circolo cubista fu Maurice Princet, che frequentava il circolo letterario di Bergson e Apollinaire che diede origine proprio al cubismo. E in questo circolo c'era anche Pablo Picasso, uno degli artisti di riferimento di De Luca:
Prima di acquistare libertà e diritto di innovazione, devi passare per le regole. Dimostrare di averle capite e di poterle applicare per decidere di potertene applicare o per decidere di potertene eventualmente sbarazzare. Picasso, guardando i bambini disegnare, diceva: "Quando avevo la loro età, sapevo dipingere come Raffaello; mi ci è voluta la vita intera per imparare a dipingere come loro".(6)
Mentre, però, Picasso arrivò alla sintesi dello spaziotempo einsteiniano attraverso una sovrapposizione contemporanea di più posizioni di uno stesso individuo, De Luca, fedele all'assunto che nella fisica relativistica spazio e tempo sono un'unicum(6) ne distende il suo scorrere, fino ad arrivare alle soluzioni proposte per le trasposizioni a fumetti di alcune delle principali opere di William Shakespeare: La Tempesta, Amleto e Romeo e Giulietta. In particolare queste ultime due vennero ristampate 2005 in due fascicoletti allegati al Giornalino, che le pubblicò per la prima volta, e successivamente in volumi brossurati dalla Black Velvet.
Nell'introduzione a Romeo e Giuletta così scrive Laura De Luca, la figlia:
In Shakespeare a fumetti secondo De Luca c'è di tutto: intere sequenze cinematografiche riassunte in un'unica tavola e fondali neri di palcoscenici soltanto immaginati; c'è un fumetto liberato dalle proprie griglie grafiche e ci sono vignette che diventano autonomi elementi scenografici; ci sono strutture architettoniche che si fanno cornici di vignette e ci sono fedelissime ricostruzioni di affreschi, vetrate, dipinti rinascimentali.
In questo senso è veramente fedele allo spirito di De Luca l'esposizione che al ComiCon viene fatta del suo Amleto
In questo modo abbastanza innovativo di descrivere il movimento nel fumetto, possibili influenze potrebbero aver avuto origine dal mondo della pittura rinascimentale italiana, come sottolinea Lew Andrews. La narrazione continua, però, osserva Gravett è tipica di tutto il rinascimento europeo, portando il libro illustrato Roman de la Rose come esempio(8). Fumettisticamente parlando, però, all'Amleto di De Luca va accostato, oltre allo scontato Little Nemo di Windsor McKay, anche Gasoline Alley di Fred King(8). Tra i coevi di De Luca, quasi a dimostrazione di un ritorno a quella sensibilità narrativa definita da Andrews, c'è il Philémon di Fred(8)
Individual frames into which the image is divided show different narrative stages of Philémon’s progress as he explores various parts of the animal before getting dripped upon by its saliva and then falling off its paws.
o anche lo Spirit di Will Eisner, da considerarsi fonte principale per i fumettisti citati qui sotto.
Al di là dell'origine del ritorno narrazione continua, molti sono gli esempi di fumettisti anche lontani tra loro che sperimentano con la rappresentazione dello scorrere del tempo: arrivano quindi gli esperimenti di Alan Moore sulle pagine di Promethea con Frank Williams III e di Watchmen con Dave Gibbons, il quale
(...) he was unaware of De Luca’s device and, what’s more, he told me he had never heard Frank Miller discuss it either.(8)
Simili tecniche narrative, infatti, sono state utilizzate anche da Frank Miller in Elektra vive, oppure da Joe Sacco in Soba from War's End o in Six cent soixante-sept apparitions de Killoffer(8) o nella serie storica con protagonista il dinseyano Pippo realizzata da Jaime Diaz prima e dal suo allievo Hector Adolfo de Urtiága poi. In tutti questi esempi, come in De Luca, abbiamo uno sfondo statico all'interno del quale i personaggi si muovono, rappresentati in posizioni differenti senza separarle con le classiche vignette, proprio come in Ascending and descending di Escher o nelle fotografie sequenziali di Eadweard Muybridge, che applicò le tecniche fotografiche per lo studio del moto, che troverà applicazione nella nascita del cinema: è interessante osservare come l'unico che finora ha accostato l'arte di Gianni De Luca a Muybridge sia stato Renato Pallavicini.
Ad ogni modo, al di là delle fonti del nostro fumettista e di chi egli sia stato a sua volta fonte, si può affermare che De Luca, anche grazie all'opera di riscoperta accademica di Gravett, sta iniziando ad essere oggetto di studio. Ad esempio durante la terza International Conference on Comics, Hannah Miodrag, dell'Università di Leicester, nella conferenza Beyond Intertextuality: Case Studies in Adapting Form, ha esaminato proprio l'Amleto di De Luca:
Paul Gravett suggests that the panel-free pages of Gianni de Luca's Hamlet act like stage sets, on which multiply-figured characters are choreographed like actors. Expanding on this notion, I examine how mise-en-scene is translated into mise-en-page, and suggest de Luca's unusual approach to composition directly responds to the practice of realising a play script on a physical stage.(9)
E' interessante osservare come Damon Herd, ascoltando la conferenza della ricercatrice di Leicester, abbia associato il lavoro di scomposizione delle vignette di De Luca con Here di Richard McGuire.
Anche in fumetti realizzati con l'impostazione classica, come La freccia nera o Gli ultimi giorni dell'impero, dove la scansione classica delle vignette non viene a cadere, De Luca riesce comunque a inserire alcune delle soluzioni tecniche utilizzate a mani basse per i suoi indiscussi capolavori. Ad esempio quando nel 7.o episodio compare nel cielo la Sindone, quest'ultima diventa il centro dell'azione dei protagonisti estendendosi per tre vignette verticali, in una rappresentazione al limite del cubismo.
L'inizio della rivoluzione, però, è in un altro capolavoro grafico, Il Commissario Spada, che si avvale anche dei testi magistrali di Gianluigi Gonano, all'epoca un esordiente. La serie, poliziesca, a volte prende i toni dell'hard boiled, altri quelli del noir: Gonano sfrutta al massimo la possibilità di avere un disegnatore espressivo come De Luca, riducendo al minimo indispensabile le didascalie, mentre i dialoghi sono ancora oggi moderni, nonostante i 40 e passa anni di distanza. Graficamente, poi, De Luca rivitalizza la già citata narrazione continua, tra azioni che si diluiscono una nell'altra all'interno della pagina, o splash page con i personaggi in movimento.
De Luca, infine, non rinuncia a utilizzare la narrazione continua nemmeno in una storia per così dire minore come la didattica Alla scoperta del pianeta Terra: la quarta pagina della storia, infatti, è una fusione tra la struttura classica delle vignette nella parte alta e la ripetizione dei personaggi su uno sfondo statico nella parte bassa, rendendo ancora più drammatica e significativa la scena della lapidazione che vi si svolge. Testimoni sono due piccoli lunatici giunti sulla Terra per conoscerne la storia e rappresentati in stile caricaturale, mostrando così anche la bravura di De Luca in uno stile differente da quello illustrativo/realistico.
Gianni De Luca, come interprete del suo tempo, ha quindi colto i cambiamenti stilistici che si stavano facendo largo in quegli anni, diventando uno dei primi, insieme ad altri disegnatori come ad esempio Sergio Toppi, a proporre nuove soluzioni grafiche. Ed è stato giusto, secondo me, ricordarlo in questa sede anche come simbolo di quei calabresi che per sopravvivere, per sperare nel domani, devono abbandonare la propria terra: nel suo caso è stata la famiglia a scegliere per lui, ma resta il dramma di una terra ricca di talenti che crescono lontano non per propria scelta, ma per via delle circostanze.
Leggi anche una breve biografia su Lo Spazio Bianco
(1) Gianni De Luca (it.wiki)
(2) Gianni De Luca: breve biografia sul sito della figlia Laura
(3) Tomaso Turchi, Gianni De Luca e l'ansia della differenziazione (parte 1, parte 2)
(4) Luca Boschi, Gianni De Luca ad Atlantide
(5) Gianni De Luca (Lambiek)
(6) Nato con la matita: Gianni De Luca intervistato dalla figlia Lura
(7) Alberto Casiraghi, Gianni De Luca: Un classico moderno
(8) Gravett P. (2008). De Luca and Hamlet: Thinking Outside the Box, European Comic Art, 1 (1) 21-36. DOI: (dal sito di Gravett)
(9) Hannah Miodrag, Beyond Intertextuality: Case Studies in Adapting Form (dagli abstract del convegno)
Per approfondire, vedi anche Comics and Language: Reimagining Critical Discourse on the Form, sempre della stessa Miodrag.
(10) Esiste una lunga serie di fonti, italiane e spagnole, che accreditano (pesco da Gianni De Luca, il disegno pensiero di Fabrizio Lo Bianco):
Oggi la fama e il riconoscimento pieno del valore dell'opera di Gianni De Luca varcano i confini italiani tanto che maestri internazionali del calibro di Frank Miller, Dave McKean o Bill Sienkiewicz citano De Luca come uno dei loro artisti di riferimento.
La stessa posizione si trova, senza alcuna fonte, sulla wikibiografia spagnola di De Luca e in altri blog e siti che non sto qui a linkare. E', ad ogni modo, certo che in questa intervista McKean cita Lorenzo Mattotti come un disegnatore meraviglioso, ma non fa alcun accenno a De Luca. Invece, secondo Paul Gravett, è certa l'infulenza di Sergio Toppi su McKean.
(11) Ombra è privazione di luce, e sola opposizione de’ corpi densi opposti ai raggi luminosi; ombra è di natura delle tenebre, lume è di natura della luce; l’uno asconde e l’altro dimostra; sono sempre in compagnia congiunti ai corpi; e l’ombra è di maggior potenza che il lume, imperocché quella proibisce e priva interamente i corpi della luce, e la luce non può mai cacciare in tutto l’ombra dai corpi, cioè corpi densi.
Leonardo Da Vinci, Trattato della Pittura